di Salvo Barbagallo
Si prova un po’ rabbia ad apprendere notizie che riguardano il territorio in cui si vive, da giornalisti e giornali che fuori dal territorio operano. E’ accaduto e – comunque – c’è da ringraziare giornalisti e giornali esterni che ci portano a conoscenza di fatti che noi non sapevamo, ammettendo i nostri limiti nel cercare e dare costantemente ai lettori informazioni utili sugli eventi che riguardano la collettività. Dunque…
Dopo che da anni ci siamo occupati della delicata questione dei fuggitivi/profughi, del loro tragico esodo e delle malefatte (o torbidi affari) sui centri di accoglienza, apprendiamo dell’esistenza di un centro per migranti del quale non si parla, quasi, appunto, non esistesse. Ed invece esiste ed opera. Un centro di accoglienza a Bronte. Dovremmo considerare questa scoperta, illustrata sul giornale “Il Fatto Quotidiano” dell’altro ieri (17 settembre 2015) come un evento positivo, se non fosse per il contenuto dell’articolo, che porta la firma di Emiliano Liuzzo. Già spiega tutto il titolo: “La cooperativa dei soliti noti si era aggiudicata anche il centro di Bronte. Appalti grazie al suocero di Castiglione”.
L’articolo di Liuzzo è all’interno di un doppio paginone che ritorna sulla questione del “Cara” di Mineo, il caso in cui sarebbe implicato (ma è indagato) il sottosegretario (Ncd) Giuseppe Castiglione. E chi è il “suocero” di Castiglione cui fa riferimento Liuzzo? Beh, questo lo sappiamo (anche perché lo sanno tutti…): è l’ex senatore ed ex sindaco di Bronte Pino Firrarello (attuale Ncd, ex Forza Italia, ex… di ex, originario DC), vera mente pensante (intrigante?) e unico vero (e più forte) rappresentante in Sicilia dell’attuale ministro dell’Interno Angelino Alfano (Ncd) governo Matteo Renzi.
Come detto e ammesso, non conoscevamo l’esistenza di un centro di accoglienza a Bronte: indubbiamente per noi (e i nostri lettori) una grave e pesante lacuna. Quindi ci affidiamo a quanto scritto (e descritto) da Emiliano Liuzzo: “Che il problema non fosse solo il Cara di Mineo lo avevamo intuito. Più difficile era prevedere che la stessa società, Sol Calatino di Paolo Ragusa finita nella bufera a Mineo e per Mafia Capitale, gestisse un altro centro per l’assistenza ai profughi a pochi chilometri di distanza, a Bronte, provincia di Catania. Una sola differenza: il Cara di Mineo era stato assegnato alla stessa cooperativa dopo una gara al ribasso e dove erano gli unici partecipanti, a Bronte si è proceduto con l’assegnazione diretta e un finanziamento di un milione e mezzo di euro, giusto per intenderci. E capire che i nomi e le società di quelli che fanno i soldi coi profughi sono sempre le stesse. Probabilmente sempre aiutate dalla stessa mano politica. Anche perché Bronte era governata dal sindaco Pino Firrarello, uomo forte del Nuovo centrodestra di Alfano e suocero di Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura, già salvato da una mozione di sfiducia grazie ai voti del Pd, indagato per turbativa d’asta per l’assegnazione del Cara di Mineo.”
Il giornalista de “Il Fatto Quotidiano” nel suo articolo riporta l’iter (iniziato nel febbraio 2014) per la realizzazione di questo centro di accoglienza profughi a Bronte, e conclude: “Tutto, insomma, torna e ancora una volta riporta diretti al nome di Castiglione. Nel caso di Bronte si scopre addirittura che il sindaco è il suocero del sottosegretario, lo stesso coinvolto nella vicenda di Mineo, lo stesso sottosegretario salvato in aula da una mozione di sfiducia perché una sua eventuale uscita avrebbe messo a rischio gli equilibri del governo (…) “.
Noi non possiamo (e non lo facciamo) ipotizzare similitudini tra il caso “Cara Mineo” e il centro accoglienza di Bronte: come detto, sconoscevamo anche la stessa esistenza di questo centro a Bronte. Quel che sappiamo (ma lo sanno tutti, dicasi tutti) è che la forza politica del ministro Alfano in Sicilia poggia principalmente (se non esclusivamente) sulla forza dell’ex senatore Pino Firrarello non certo su quella (?) di Castiglione che al suocero, politicamente parlando, deve tanto e tanto. E nonostante l’avanzata età anagrafica, l’ex senatore (ex sindaco e altri ex) quella forza conquistata sin da quando militava nella Democrazia Cristiana e posseduta da decenni e decenni (sempre politicamente parlando) l’ha sempre saputa gestire e mantenere nonostante i vari cambi di casacca succedutisi nel tempo. Da questo punto di vista (quello della politica con l’ottica e l’operatività dell’antica DC) non c’è da stupirsi se anche Bronte è riuscita ad avere il suo centro assistenza profughi. Tutti sanno (non solo noi) cosa significhi ciò.
Il Consorzio Sol. Calatino in risposta all’interrogazione presentata dalla senatrice Nunzia Catalfo del Movimento 5 Stelle, ha diramato la seguente nota:
COMUNICATO STAMPA
IN RISPOSTA ALLA SENATRICE CATALFO SULLO SPRAR DI BRONTE
Che il Consorzio Sol.Calatino s.c.s. partecipò nel 2013 a un bando pubblico per gestire lo Sprar di Bronte e ne risultò vincitore, è un dato di fatto. Ma si ribadisce la partecipazione a un bando pubblico e non a un affidamento diretto per la gestione del Centro Sprar, per cui non si capisce quale sia la critica esercitata dalla Senatrice del Movimento 5 Stelle Nunzia Catalfo.
Vincere come unico partecipante rappresenta uno scandalo? Quale è la responsabilità da parte di chi si presenta a un bando pubblico, se altri enti non partecipano come concorrenti per vincere lo stesso bando?
Perdi più si precisa che il Consorzio Sol.Calatino non è coinvolto nell’inchiesta “Mafia Capitale”, e che l’ex presidente Paolo Ragusa è stato tirato in ballo in vicende giudiziarie diverse da “Mafia Capitale”, cui spetterà alla magistratura fare luce sui fatti.
Si ricorda altresì che già da oltre tre mesi Sol.Calatino ha cambiato il suo presidente, nella persona di Rocco Ferraro, e Ragusa non fa più parte degli organi amministrativi del Consorzio.
Il Sol.Calatino pertanto chiede alla stampa e alla senatrice Catalfo e a quanti intendono ancora gettare fango sull’operato dell’ente stesso che esso è composto da persone, da cooperatori che ogni giorno svolgono con passione e dedizione il proprio lavoro al servizio dei più deboli e degli ultimi e il loro lavoro va difeso e tutelato, senza rischiare di rimanere sotto scacco continuo e da parte della stampa e da parte del politico di turno che intende promuoversi attaccando lavoratori onesti.
Probabilmente sarebbe il caso che la stampa e l’opinione pubblica e la parte della politica in cerca di capri espiatori lasciasse in pace chi svolge quotidianamente e onestamente il proprio lavoro, dando la possibilità di svolgerlo in maniera serena e non sotto il continuo stress dell’attacco, seppur senza fondamento, perché chi ne subisce le conseguenze sono i più deboli e i soggetti vulnerabili che rappresentano già un anello debole della società e non possono essere ulteriormente svantaggiati.